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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-09-25 ad oggi 2010-11-08 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

Il fuoco che smaschera il grande bluff del Cavaliere

La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto

di ROBERTO SAVIANO

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

ST

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Dalessandro Giacomo

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pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

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2010-11-08

 

2010-09-25

Home Page Avvenire > Interni > Rifiuti, ancora tensioni nella notte nel Napoletano

Interni

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25 settembre 2010

NAPOLI

Rifiuti, ancora tensioni

nella notte nel Napoletano

Un'altra notte di forti tensioni, ma senza scontri, a parte una sassaiola che ha provocato una contusione per un funzionario di polizia, vicino alla discarica di Terzigno (Napoli) dove anche ieri sera si è svolta una manifestazione di protesta contro l'ipotesi di apertura di un secondo sito.

Per diverse ore cittadini e forze dell'ordine si sono fronteggiati in un clima difficile. Poi verso le 4,30 i camion che erano in attesa al casello autostradale di Palma Campania hanno avuto il via libera e, scortati dalla polizia, si sono diretti alla discarica di Terzigno già aperta.

Circa 100 mezzi hanno raggiunto il sito per conferire l'immondizia. A fiaccare la resistenza delle popolazioni anche la pioggia incessante che si è abbattuta per tutta la notte nella zona vesuviana.

Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, intanto, ha ordinato ai sindaci di Boscoreale, Gennaro Langella, Boscotrecase, Agnese Borrelli e Terzigno, Domenico Auricchio, di consentire la circolazione sui loro territorio degli autocompattatori dei comuni della provincia di Napoli diretti alla discarica di località Pozzelle, nel comune di Terzigno.

Il provvedimento è stato adottato in risposta alle ordinanze dei primi cittadini che avevano vietato, nelle ore serali e notturne, il transito dei mezzi diretti al sito. Le ordinanze erano state adottate, come riferisce la nota del prefetto, "per motivi di igienico sanitari, di ordine pubblico e a salvaguardia della pubblica incolumità in quanto il passaggio dei camion non solo provocherebbe gravissimi disagi alla popolazione, ma causerebbe vibrate proteste per le strade cittadine".

De Martino cita la nota del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che chiede di "tenere conto della assoluta esigenza di procedere al conferimento dei rifiuti della provincia di Napoli" e ha rappresentato che "non può prescindersi dalla utilizzazione della discarica sita in località Pozzelle a Terzigno e che non vi sono soluzioni alternative per il conferimento dei rifiuti".

Secondo il prefetto "a oggi non risultano in alcun modo documentate nè i gravissimi danni, né le precarie situazioni igienico sanitarie invocati". Il divieto di transito disposto "è causa di interruzione di un servizio pubblico essenziale per la salvaguardia dell'igiene e della salute pubblica dei cittadini".

A fronte delle motivazioni indicate dai sindaci "proprio il protrarsi della situazione del divieto di circolazione, come quella venutasi a creare, è causa di pericolo per la salute pubblica ben maggiore, in quanto determina il mancato smaltimento dei rifiuti in discarica e il conseguente loro abbandono sulle strade della provincia con ricadute negative sull'ordine e la sicurezza pubblica nell'intera provincia".

SCIOPERO DELLA FAME DEL SINDACO DI BOSCOREALE

Il sindaco di Boscoreale (Napoli), Gennaro Langella, ha iniziato questa mattina lo sciopero della fame contro la paventata ipotesi della realizzazione di una seconda discarica nella vicina Terzigno. Una tenda è stata allestita in piazza Pace: al suo interno c'è un letto dove dormirà. Sarà anche il suo ufficio essendo stata installata una postazione internet.

IL VESCOVO DEPALMA: LA POLITICA ASCOLTI LA GENTE

"La politica a tutti i livelli ascolti la gente. La sua reazione è comprensibile, anche se le violenze sono inaccettabili. Chiedo si valutino eventuali soluzioni alternative. Sono pronto, se lo si vorrà, a fare da mediatore per scelte che rispettino la dignità degli uomini". Lo dice monsignor Beniamino Depalma, vescovo di Nola (Napoli), la diocesi che ha competenza sulla zona, in merito al disagio delle popolazioni vesuviane che protestano per la paventata apertura di una seconda discarica a Terzigno dopo che la prima ha già provocato, secondo quanto denunciano i residenti, gravi problemi

 

 

25 settembre 2010

Problemi reali e manovre poco chiare

I rifiuti non evaporano e qualcosa non quadra

Cumuli di rifiuti per strada, proteste contro una nuova discarica, camion bruciati. Cronaca di un’emergenza annunciata. Malgrado in Campania sia formalmente finita il 31 dicembre 2009 la situazione non è migliorata. Nella regione si continuano a produrre 7.400 tonnellate di rifiuti al giorno, come negli anni dell’emergenza. Da qualche parte dovranno pur andare. E visto che nella regione la raccolta differenziata è ancora al 18% - la metà di quanto previsto dalle norme italiane e europee - questa "qualche parte" restano le discariche e l’unico termovalorizzatore, quello di Acerra, che "sta funzionando a scartamento ridotto".

Lo disse ad Avvenire l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano. Un politico onesto e competente, che come sindaco di Mercato San Severino ha raggiunto una differenziata superiore al 67%. L’assessore quattro mesi fa aveva fatto un quadro preciso: "Siamo in una situazione di fortissima criticità, non solo ambientale, ma anche finanziaria". Mancavano soldi, troppo il personale, pochi gli impianti e mal funzionanti, e pochissima la differenziata. Anticipava quello che oggi vediamo davanti i nostri occhi e che i campani nuovamente sentono sotto il loro naso. Ma cosa è successo? Chiudono i carrozzoni clientelari (e inquinati dai clan) dei consorzi di bacino. Al loro posto nascono le società provinciali.

Molti comuni si affidano a nuove imprese dopo i risultati fallimentari delle precedenti (a Napoli ne devono arrivare addirittura due liguri...). Il tutto fa temere la perdita di posti di lavoro, molti dei quali precari. E scatta la protesta dei lavoratori, con scioperi e improvvise "epidemie". Così i rifiuti non si raccolgono, o non si scaricano. L’effetto è nei cassonetti stracolmi e nelle strade che tornano a riempirsi di sacchetti. Ed è il primo problema. Il secondo sono le discariche. Con la differenziata ancora al palo e l’unico termovalorizzatore, non ci sono alternative. Dovevano assicurare un’autonomia di almeno due anni ma in una situazione come l’attuale non basteranno. Ne servono altre. Scelta teoricamente sbagliata: non c’è niente di meno efficiente di una discarica. Ma praticamente l’unica possibile, visto che gli altri termovalorizzatori previsti non sono neanche stati appaltati, e che ancora si litiga sui siti. L’ultimo decreto sull’emergenza faceva un elenco delle discariche.

C’era anche Cava Vitiello a Terzigno, quella dove infuria la protesta. Perché il territorio comunale ne ha già un’altra, perché si trova nel Parco nazionale del Vesuvio, perché la stessa Ue ha avanzato dubbi. Tutti "perché" sacrosanti. Ma, lo ripetiamo, da qualche parte i rifiuti devono andare. Quelli di questi giorni sono problemi contingenti che si innestano su problemi strutturali. Trovare una soluzione è necessario. E anche possibile. Perfino in Campania. Non ci sono più alibi. Ce lo dicono con chiarezza gli oltre 250 comuni "ricicloni" della regione, che vanno ben oltre il 35% di differenziata. Non solo piccoli centri ma anche capoluoghi come Avellino e Salerno che arrivano al 60. È possibile. Lo sapeva bene Angelo Vassallo, coraggioso sindaco di Pollica ucciso 20 giorni fa, che nel suo paese era arrivato al 71%. A tanti altri, purtroppo, il ritorno dell’emergenza fa molto comodo. Alla camorra in primo luogo, le cui discariche vanno a pieno ritmo senza che nessuno intervenga e protesti. Ma anche a chi, nel mondo politico e imprenditoriale, con le cosche fa ricchi affari. Emergenza come brodo di cultura per malavita e malaffare. Da chiudere questa volta davvero.

Antonio Maria Mira

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-11-08

per l'emergenza rifiuti di due anni fa

"Epidemia colposa": Iervolino indagata

Procura di Napoli sulla crisi del 2008: 36 gli avvisi notificati anche a numerosi sindaci, a Pansa e Bassolino

Rosetta Iervolino

Rosetta Iervolino

NAPOLI - "Epidemia colposa e omissione in atti d'ufficio". Queste le accuse contestate dalla Procura di Napoli a 36 indagati, tra cui il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, l'ex governatore Antonio Bassolino, l'ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa (questi ultimi due in qualità di ex commissari all'emergenza rifiuti) e numerosi sindaci della provincia. L'inchiesta, di cui è titolare il pm Francesco Curcio, si riferisce alla precedente emergenza rifiuti, tra la fine del 2007 e il 2008. In particolare, il magistrato contesta agli indagati la mancanza di adeguate misure di prevenzione per la presenza di enormi cumuli di spazzatura in strada, probabile causa di infezioni.

"AUMENTO DI MALATTIE" - Il pm Curcio, della sezione reati contro la pubblica amministrazione, aveva chiesto la consulenza di un collegio di esperti, composto da un medico legale e due epidemiologi. Le patologie di cui si è riscontrato un picco, nel periodo "incriminato", riguardano infezioni di carattere cutaneo e gastroenteriti virali. Per effettuare questa consulenza, i tre perditi hanno contattato rivenditori all'ingrosso di farmaci e farmacisti e hanno verificato un abnorme aumento della distribuzione e della vendita di farmaci specifici. I periti, peraltro, ritengono che ci sia uno stretto rapporto tra queste infezioni e la permanenza per strada dei rifiuti (lasciati a marcire senza neppure la precauzione di un po' di calce viva). Dai controlli sull'aria e sugli alimenti, infatti, non sono emersi valori fuori norma.

Titti Beneduce

08 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-11-08

 

2010-09-25

LA STORIA

Il fuoco che smaschera

il grande bluff del Cavaliere

La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto

di ROBERTO SAVIANO

Il fuoco che smaschera il grande bluff del Cavaliere

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

In realtà da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni - i Colli Aminei - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città, ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità" di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.

Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità, in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.

© 2010 Roberto Saviano / Agenzia Santachiara

(25 settembre 2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-11-08

Tornano i roghi a Palermo

Rifiuti in fiamme in centro

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Tornano i roghi di rifiuti a Palermo, dove da un paio di settimana non venivano appiccati incendi ai cassonetti anche perche' la raccolta si e' svolta in modo piu' o meno regolare. I vigili del fuoco sono stati impegnati in una serie di interventi, concentrati soprattutto nel centro della citta'. Il pattume ha bruciato in via Liberta' e in corso Domenico Scina', nella zona piu' elegante di Palermo e a ridosso della centralissima piazza Politeama, in via Francesco Paolo Di Blasi, via Antonino Rallo, via Colonna Rotta, via IV Aprile, via Salvatore Cappello, via del Sagittario. Incendi di spazzatura anche in provincia, ad Altofonte, Porticello e Altavilla Milicia.

10 dicembre 2010

 

 

 

2010-09-25

A Terzigno ancora tensione e sassaiola per no a discarica

Dopo l'altra notte di camion a fuoco, un'altra giornata e una nottata di tensione per il no alla discarica a Terzigno, anche se più debole rispetto a quando è scoppiato il caos. I camion dei rifiuti sono riusciti a passare. Il prefetto ordina ai sindaci del vesuviano di sbloccare il divieto del passaggio dei mezzi la sera e la notte.

Ci sono state forti tensioni ma senza scontri, a parte una sassaiola che ha provocato una contusione per un funzionario di polizia, vicino alla discarica di Terzigno dove anche ieri sera c'è stata si una manifestazione di protesta contro l'ipotesi di apertura di un secondo sito. Per diverse ore cittadini e forze dell'ordine si sono fronteggiati in un clima difficile. Poi verso le 4,30 i camion che erano in attesa al casello autostradale di Palma Campania hanno avuto il via libera e, scortati dalla polizia, si sono diretti alla discarica di Terzigno già aperta. Circa 100 mezzi hanno raggiunto il sito. A fiaccare la resistenza delle popolazioni anche la pioggia incessante che si è abbattuta per tutta la notte nella zona vesuviana.

Frattanto il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, ha ordinato ai sindaci di Boscoreale, Gennaro Langella, Boscotrecase, Agnese Borrelli e Terzigno, Domenico Auricchio, di lasciar circolare sui loro territori gli autocompattatori diretti alla discarica di località Pozzelle, nel comune di Terzigno. Il provvedimento è stato adottato in risposta alle ordinanze dei primi cittadini che avevano vietato, nelle ore serali e notturne, il transito dei mezzi diretti al sito. Le ordinanze erano state adottate, riferisce la nota del prefetto, "per motivi di igienico sanitari, di ordine pubblico e a salvaguardia della pubblica incolumità in quanto il passaggio dei camion non solo provocherebbe gravissimi disagi alla popolazione, ma causerebbe vibrate proteste per le strade cittadine". Secondo il prefetto "a oggi non risultano in alcun modo documentati né i gravissimi danni, né le precarie situazioni igienico sanitarie invocati".

25 settembre 2010

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-11-08

 

2010-09-25

La Commissione europea vigila sul caos rifiuti a Napoli

di Paolo PiconeCronologia articolo25 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2010 alle ore 09:53.

Tre anni sembrano trascorsi invano in una città che da quattro giorni si trova nuovamente in piena emergenza rifiuti. Napoli sepolta di spazzatura dovunque, sotto i riflettori della Ue che vuole veder chiaro in questa emergenza infinita. Cassonetti incendiati e roghi sparsi qua e là anche in pieno centro hanno riportato alla luce un problema che si pensava risolto.

La protesta dei lavoratori addetti alla raccolta prima, l'atto di vandalismo poi con il quale sono stati danneggiati i mezzi della raccolta della società Enerambiente alla quale è appaltato dall'Asia il servizio per il prelievo in alcune zone di Napoli, hanno mandato tutto in tilt. Nelle strade si sono subito accumulate oltre 2mila tonnellate di spazzatura. A complicare le cose, il termovalorizzatore di Acerra lavora ancora a scartamento ridotto, perché le ecoballe arrivate dai Cdr presentano materiali non idonei a essere inceneriti. Infine c'è la protesta che ha bloccato la discarica di Terzigno, che vede riuniti da alcuni giorni i residenti di diversi comuni della zona vesuviana con la presenza diretta dei sindaci contro l'ipotesi di realizzazione di una seconda discarica nel Parco del Vesuvio, dopo quella già in funzione e che ha provocato disagi ai cittadini a causa dei miasmi che in diverse ore del giorno arrivano nelle abitazioni.

Giovedì sera la tensione è sfociata in una vera e propria guerriglia con cariche e lacrimogeni per disperdere la folla. Bilancio: un funzionario di polizia leggermente ferito, un manifestante fermato. Il questore di Napoli, Santi Giuffrè e il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, additano la camorra e l'area dell'antagonismo come responsabili dei raid di questi giorni. Gli auto-compattatori scortati dalla polizia, intanto, hanno già fatto lo straordinario raccogliendo 100 tonnellate in più oltre la quantità prevista normalmente, ma restano in strada circa 700 tonnellate di rifiuti. Secondo una stima del comune la situazione dovrebbe tornare tranquilla in una settimana.

"A Napoli si stanno verificando una serie di situazioni sospette finalizzate a destabilizzare una realtà che funziona", dice il capo della protezione civile Guido Bertolaso, secondo cui se il capoluogo partenopeo sta ripiombando nell'emergenza rifiuti, lo si deve a comportamenti specifici che nulla hanno a che vedere con gli impianti per lo smaltimento. Bertolaso attacca il presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro che si è detto contrario ad aprire la discarica di Terzigno: "Se davvero non vuole farlo, è contro la legge". Proprio il presidente della provincia si è attivato per convocare per martedì prossimo un tavolo tecnico con regione Campania, comune di Napoli, Sap.Na e Asia per affrontare in maniera congiunta i problemi che hanno portato all'attuale emergenza rifiuti. In questa riunione il presidente Cesaro, come stabilito nella riunione di inizio settimana a Roma alla presenza di Bertolaso, intende anche porre all'attenzione di regione e comune, le problematiche inerenti l'apertura della seconda discarica a Terzigno, e, prima di attuare quanto previsto dalla legge, vagliare eventuali soluzioni alternative.

Intanto la Commissione europea sta valutando la situazione di Napoli per stabilire se sia necessario compiere ulteriori passi in avanti rispetto alla procedura d'infrazione in corso. Dopo la sentenza di condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia Ue del Lussemburgo, il 4 marzo scorso, la Commissione ha avuto a più riprese contatti con le autorità italiane. Lo scorso luglio, in occasione di un'audizione al Parlamento europeo, l'esecutivo Ue aveva ribadito la necessità che le autorità italiane notificassero quanto prima a Bruxelles un piano di gestione integrato dei rifiuti. In quell'occasione i parlamentari europei avevano reso noto un documento di lavoro realizzato dopo una missione in Campania. In quel rapporto, si sottolineava come la crisi fosse "lungi dall'essere risolta" e si aggiungeva: "Vi è un serio rischio che possa scoppiare di nuovo".

Restano bloccati i fondi comunitari destinati alla regione Campania per il settore: circa 10,5 milioni di euro della programmazione 2000-2006 e 135 milioni di quella attuale. Ieri intanto protesta di un gruppo di cittadini a Napoli, davanti a Palazzo Salerno, in piazza del Plebiscito. Slogan e striscioni contro il capo della protezione civile: "L'emergenza non era finita? Bertolaso dimettiti". I cittadini, quasi tutti residenti di Chiaiano, chiedono, a viva voce "raccolta differenziata".

 

 

 

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